Con la cultura si mangia?


La sfida delle istituzioni culturali italiane per cavalcare la trasformazione digitale e valorizzare il nostro patrimonio artistico è fatta di luci e ombre: da un lato sta dando i primi frutti, dall’altro restano ritardi importanti, come la scarsità dei siti adatti alla navigazione da mobile…

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La sfida delle istituzioni culturali italiane per cavalcare la trasformazione digitale e valorizzare il nostro patrimonio artistico è fatta di luci e ombre: da un lato sta dando i primi frutti, dall’altro restano ritardi importanti, come la scarsità dei siti adatti alla navigazione da mobile e dei servizi di biglietteria online, situazione resa ancor più anacronistica considerando che, per l’organizzazione delle vacanze, il web è consultato da più di due turisti su tre.
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La fotografia è stata scattata da una nuova ricerca condotta dall’Osservatorio sull’Innovazione Digitale del Politecnico di Milano e si basa sull’analisi, ormai giunta alla terza edizione, di un campione rappresentativo di oltre 400 musei, monumenti e aree archeologiche sparsi in tutta Italia.

I nostri dati smentiscono il vecchio adagio che vuole che ‘con la cultura non si mangi’: il 57% degli italiani acquista attività culturali spendendo una media di 52 euro a persona”, sottolinea Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale. “Il mercato c’è, ma bisogna andare a cercarlo e la digitalizzazione può dare una mano”.
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La ricerca evidenzia la centralità del ruolo ormai assunto da internet nel settore turistico: il 68% dei viaggiatori italiani s’ispira alle recensioni online o ai post letti sui social network per avere spunti e decidere le mete da visitare, anche grazie ai protagonisti del turismo digitale come Tripadvisor.


 

“Questo significa che seguire online l’attività dei visitatori è un’importante fonte di pubblicità”, spiega Lorenzini.


Fortunatamente, la ricerca ha certificato che questa consapevolezza sta crescendo tra i responsabili delle istituzioni culturali, con l’83% che dichiara di consultare gli analytics offerti dalle pagine social e il 77% di leggere le recensioni intervenendo laddove opportuno. Questo fa da contraltare, ad esempio, ai dati che indicano che solo un museo su cinque consente l’acquisto dei biglietti online.


In generale, il quadro che emerge dall’indagine è che il digitale ha iniziato a trasformare le istituzioni culturali italiane, anche se le aree di miglioramento rimangono ampie.

Per questo l’Osservatorio, con il supporto di Lottomatica, ha messo a punto un percorso di accelerazione per trasformare idee d’innovazione digitale nel settore culturale, in progetti concreti ed economicamente sostenibili. Fra questi ci sono Vedere l’Invisibile, che sfrutta la realtà virtuale per creare esperienze immersive che permettono di rivivere siti d’arte del passato.

CityOpenSource, piattaforma digitale per realizzare progetti di digital storytelling, localizzando contenuti multimediali su mappe interattive; Percorsi di Contaminazione Tattile, startup che sfrutta la stampa in 3D per realizzare percorsi inclusivi che consentono di tocca l‘arte; Aerariumchain, sistema per salvaguardare i beni e la loro storia tramite un’archiviazione con scan tridimensionali; e Authclick, che sfrutta la tecnologia blockchian per valorizzare e tutelare il patrimonio fotografico.
La necessità di trasformazione – conclude Lorenzini – costituisce una sfida ma anche un’opportunità per avvicinare nuovi pubblici e per valorizzare i beni che le istituzioni custodiscono e producono”.

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