La realtà virtuale a disposizione dell’arte
Integrare la tecnologia con l’intervento umano. Questa è la filosofia dietro il progetto Vedere l’Invisibile finanziato da Idee Vincenti, che utilizza visori tridimensionali per riportare in vita i giardini della Villa Reale di Monza.
Partendo da una rigorosa ricerca storica abbiamo creato una ricostruzione virtuale ad altissimo fotorealismo di quelli che erano i giardini e l’esterno della Villa Reale prima degli interventi trasformativi dei primi dell’Ottocento.
Marina Rosa | Fondatrice di Vedere l’Invisibile
Vedere l’Invisibile è una delle startup premiate dal progetto Idee Vincenti ideato da IGT insieme all’incubatore PoliHub per supportare progetti che sfruttano la tecnologia per valorizzare l’arte e la cultura. “Questo darà ai visitatori la possibilità di fruire di una trentina di panoramiche a 360 gradi geo-referenziate che danno un forte impatto emotivo”.
I visori virtuali - che si possono avvicinare agli occhi come fossero binocoli - sono pratici da usare, ma le immagini rischiano di risultare fredde senza un contesto narrativo. Per questo il progetto sfrutta l’intervento umano di guide esperte che accompagnano i visitatori raccontando la storia e il significato di certi luoghi.
L’intelligenza artificiale e la capacità computativa delle macchine stanno facendo incredibili passi avanti.
Questo rende l’idea dell’accelerazione che il progresso tecnologico ha registrato negli ultimi anni. In molti campi, però, il tocco umano resta insostituibile. L’entusiasmo contagioso che una studiosa come Marina Rosa può trasmettere raccontando (quasi fosse un giallo) la storia dei documenti che hanno portato alla nascita delle immagini virtuali dei giardini di Villa Reale, è impossibile da riprodurre artificialmente.
“Si pensava che le incisioni si riferissero a progetti mai realizzati fino a quando, grazie a un incontro fortuito durante un convegno, abbiamo saputo di un manoscritto che indicava che quelli erano rilievi reali”, dice Rosa.
Il progetto di Vedere l’invisibile si rivolge inoltre a ipovedenti in un’ottica di forte inclusione sociale. I dispositivi oculari utilizzati, infatti, hanno la capacità di migliorare la visione di persone con problemi alla vista permettendogli di godere dell’esperienza a 360°. In questo caso la tecnologia diventa quindi uno strumento fondamentale per diffondere la cultura e renderla disponibile alle persone con disabilità, non solo, diventa un mezzo per diffondere l’esperienza artistica indistintamente a tutti gli strati sociali, per ammirare la bellezza di opere che, di fatto, non esistono più.
L’arte, dunque, si fa virtuale grazie alla proiezione di immagini tridimensionali, dando vita a un’esperienza che finalmente si apre ad un pubblico altrimenti escluso.
La realtà virtuale è portata oltre il gioco e la spettacolarità. È come una macchina del tempo che spalanca le porte e ti accompagna nella Storia.
Guido Bazzotti | Direttore tecnico di Vedere l’Invisibile