Grandi restauri: il “Ritratto di Leone X” di Raffaello


IGT celebra i 500 anni dalla scomparsa di Raffaello finanziando l’importante restauro del ritratto “Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de Medici e Luigi de’ Rossi”

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Il 2020 è un anno importante per l'arte: si celebrano infatti i 500 anni dalla scomparsa di Raffaello, il genio di Urbino che, insieme a Michelangelo e Leonardo, compone il vertice ideale dell'arte del Rinascimento.
In occasione delle celebrazioni, le Scuderie del Quirinale ospiteranno il capolavoro Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi, che tornerà visibile al pubblico dopo un delicato intervento di restauro. Il progetto è stato finanziato da IGT a cura dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, centro di alta formazione e laboratorio di restauro all'avanguardia legato alla Sovrintendenza dei Beni Culturali.

 

L'opera su tavola, dipinta da Raffaello nel 1518, proviene dalla Galleria degli Uffizi di Firenze ed è considerata uno dei capolavori della produzione dell'artista oltre ad essere stata al centro di ripetuti interventi di restauro susseguitisi nel corso del tempo che ne hanno segnato la storia.
Realizzato da Raffaello allo scopo di rappresentare Papa Leone X alle nozze del nipote Lorenzo de' Medici, Duca di Urbino, l'opera ebbe uno straordinario e immediato successo, tanto da venire presa a modello per numerose repliche d'autore, tra cui una celebre di Andrea del Sarto.

In una lettera datata 8 settembre, Alfonsina Orsini, madre di Lorenzo duca d’Urbino, scriveva a Giovanni Lapucci da Poppi, allora a Roma, che l'opera era stata collocata «sopra alla tavola dove mangiava la Duchessa et li altri sig(no)ri, in mezo, che veram(en)te rallegrava ogni cosa» (trascrizione  in  Di  Teodoro   1998,  p.  72.  Saltini   1882;
Tommasini 1911; Parronchi 1962; Shearman, I, 2003). Il dipinto arrivò a Firenze per i festeggiamenti nuziali di Lorenzo de’ Medici con Madeleine de La Tour D’Auvergne, come dono per il matrimonio già celebrato ad Amboise il 2 maggio dello stesso anno. Tornato in città  con  la  giovane  sposa,  Lorenzo  «fece  di  nuovo  nozze  e feste»: il raffinato dipinto rappresentò un dono molto apprezzato dal rampollo dei Medici e da tutti coloro che potettero ammirarlo.

Come racconta Ornella Sartiani, restauratrice della Sezione dei Dipinti Mobili su tela e su tavola dell'Opificio, la vicenda storica del dipinto è degna di un romanzo d'avventura: “L’opera giunge a Firenze nel 1518 e già dai primi anni della sua presenza in città sono documentati spostamenti all’interno della Galleria Palatina, degli Uffizi e anche delle stanze di questi musei, fino ad arrivare al suo trasferimento a Parigi: alla fine del 1799, anche quest’opera come molte altre conservate a Firenze e in particolare modo a Palazzo Pitti, vengono trasferite a Parigi dalle truppe francesi. Ci si può immaginare il viaggio di andata e poi di ritorno quando, nel 1816, viene riportata a Firenze.”

L'intervento di restauro sostenuto da IGT, a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è stato indispensabile per permettere un ulteriore approfondimento della conoscenza dei procedimenti pittorici propri di Raffaello.
Le indagini sono state svolte prima di eseguire il doppio e complesso intervento che ha previsto la manutenzione della struttura lignea della tavola, con intervento sulla curvatura delle assi, nonché il vero e proprio restauro pittorico. Tali indagini permetteranno quindi di documentare i progressi raggiunti e lo stato effettivo dell'opera, rendendo disponibili una ricchissima quantità di informazioni per gli studiosi e per eventuali interventi futuri.

“Il patrimonio artistico italiano ha bisogno di essere conservato e valorizzato. Da sempre abbiamo scelto di interpretare il nostro ruolo con responsabilità, oltre che nel perseguire i nostri obiettivi aziendali, anche attraverso il sostegno a numerosi e importanti progetti a supporto della comunità di cui siamo parte. Ognuna di queste iniziative ci permette di condividere e raccontare i valori che guidano le nostre attività e ci legano alle radici culturali del nostro Paese. Oggi siamo orgogliosi di aver contribuito al restauro di quest’opera così importante a fianco delle istituzioni nella salvaguardia e nel sostegno all’arte e alla cultura”
Fabio Cairoli, CEO IGT Global Lottery